Friday, December 03, 2010

URLO MUNDIAL

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Friday, May 21, 2010

Il calcio visto dall'alto


Questo qua non ha un faccino sveglio

Una delle espressioni del genere umano tra le tante che infastidiscono il mio labile e forse troppo sensibile sentimento di tolleranza verso il prossimo è senza dubbio quella del giornalista finto intellettuale (categoria di per sè disprezzabile) che spesso, in uno slancio verso il basso di avvicinamento spocchioso alla semplicità del volgo, si confessa tifoso e, in quanto tale, si professa autorizzato alla deifcienza che contraddistingue tale categoria di (dis)umani.

La fastidiosità che viene involontariamente causata al mio stato d'animo deriva da tre livelli distinti che fanno globalmente parte dei personaggi a cui facciamo riferimento e delle loro azioni.

Il primo livello riguarda le semplici cause psicologiche che portano tali elementi a questo abbassamento volontario e ludico al tifo. Per come la vedo io, il loro atteggiamento deriva, ironicamente, dalla loro personalissima convinzione di essere al di sopra dell'intelligenza generale. Di conseguenza, l'annullamento della loro solitamente arguta capacità di analisi, atto ad immergersi nei panni del tifoso, altro non è che un'azione volontaria mirata alla loro credenza errata di essere al di sopra di essi. Il risultato è questo carnevale dell'intelletto per cui, per una volta, il giornalista si spoglia dei panni istituzionali dell'opinionista e si libera di quell'aurea di sacralità di cui si era autoinvestito, per lasciarsi trasportare dall'a-razionalità che di solito invece investe i comuni mortali.

Il secondo livello invece, riguarda necessariamente il risultato materiale del primo livello, quello psicologico, ovvero gli articoli che vengono scritti e, ahinoi, pubblicati alla vigilia di eventi calcistici importanti come un derby o una finale. Ebbene questi articoli, hanno tutti una struttura standard che li divide in due tronconi: il primo troncone atto a giustificare l'articolo stesso nel quale si spiegano i motivi di cotanto abbassamento e di cotanto tifo, generalmente con ragioni che si intuiscono essere nel fatto di potersi concedere, grazie al calcio, il carnevale intellettuale di cui sopra. Ed un secondo troncone invece, costituito dalla descrizione del disprezzo nei confronti della squadra avversaria e dell'amore incondizionato di quella per la quale si fa il tifo attraverso l'elenco dei luoghi comuni che di solito si ascoltano al bar, mascherati stavolta da una sintassi ed un lessico più complessi.

E' appunto da qui, infine, che si giunge al terzo livello che riguarda il metodo con il quale vengono scritti questi articoli. Esso è inesorabilmente altezzoso e volontariamente erudito, fatto di citazioni sublimi e frasi ad effetto. In questo modo l'autore, attraverso la forma, altro non fa che ribadire il suo distacco razionale dal mondo del calcio mentre, allo stesso tempo, attraverso il contenuto loda ed esalta il piacere di viverlo carnalmente da tifoso. Naturalmente non mancano mai le citazioni latine, spesso inutili e inopportune, buttate qui e là ad captandum vulgus.

Nella vigilia di Bayern - Inter, eccone un esempio lampante.

ps Pierluigi Battista è quello che pensa che la "televisione non influenza il voto".

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Tuesday, May 18, 2010

Questione di gusti


Noi la preferivamo così: tutta bella oliata.


Il ministro Mara Carfagna ha chiesto scusa per i suoi pregiudizi negativi che aveva nei confronti del mondo omosessuale. Complimentandoci con la spropositata umiltà del ministro, vorremmo ricordare a chi gioisce per l'apprezzabile comportamento autoflagellatorio della stessa che il consiglio dei ministri non è una scuola di abilitazione alla tolleranza e che certamente la posizione di ministro non fa parte di un corso di perfezionamento alla cultura sociale sulle pari opportunità.

Si presume cioè che, i ministri, arrivino alla posizione da loro ricoperta già 'imparati'.

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Wednesday, May 12, 2010

Abbattete quest'uomo

Sottotitolo: Robin Hood




Ecco come ha esordito Mereghetti nella sua recensione video di "Robin Hood" di Ridley Scott:

"Sono state fatte più di trenta versioni cinematografiche di Robin Hood, ma questa è l'unica che finisce dove le altre iniziano"


Grazie, Mereghetti, è ormai inutile andare a vederlo.

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Monday, May 10, 2010

Postulante



Mi chiedo se Eugenio Scalfari si renda conto del fatto che quello che dice (e scrive) non ha rilevanza storica alcuna in quanto si riferisce a fenomeni piuttosto ovvi. Naturalmente la risposta è no, altrimenti non si spiegherebbe la sua personalissima convinzione di fare delle analisi così argute. I picchi più alti li ha raggiunti a mio parere quando a CheTempoCheFa ha detto (tra le altre):

- "Una cultura non muore immediatamente come quando si spegne la luce, ma richiede molti anni."

- "Sui telefoni oggi si scrive 'x' per dire 'per'."

- "I contemporanei di oggi non si limitano a rifiutare i valori precedenti, ma li ignorano anche."

- "La parola stampata è ormai scomparsa
(ovvero: non si legge più come una volta)."

Insomma, tutto il bagaglio di luoghi comuni che qui ci troviamo spesso a combattere e che, evidentemente, sono difficili da distruggere anche quando si annidano nelle menti di chi viene considerato (a torto) un intellettuale. Ne concludo che il signor Scalfari probabilmente viva ormai in una cupola di vetro (da cui si deduce anche il suo mummifico aspetto e l'eccelso mantenimento della sua forma) isolato dal mondo ed immerso inesorabilmente nel suo compiacimento autoconsolatorio.

Da notare è quindi come la sua autorevolezza intellettuale sia solo formale e per niente sostanziale in quanto sopravvive solo grazie al potere che l'uomo esercita. Ne è prova la solita maniera con la quale viene riverito costantemente da tutti gli interlocutori con i quali si trova a confrontarsi (spesso suoi dipendenti).

Io, sono un fan di Aldo Busi.

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Friday, May 07, 2010

Avatar



Ora su Avatar si fa filosofia.
S'era già detto.

La spocchia questa conosciuta.

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Thursday, May 06, 2010

Idiozia



Era praticamente dall’inizio della sua partita che il fantasista veniva provocato vilmente dai giocatori avversari. E’ ciò che spesso accade al fantasista, a quel giocatore che è letteralmente in grado di immaginare e poi creare, appunto, grazie alla sua fantasia, ciò che ancora non esiste, naturalmente ed inevitabilmente supportato dalla sua capacità fisica di eseguire pregevoli colpi tecnici fino ad allora impossibili. L’intelligenza, nel caso del fantasista, è figlia della sua tecnica e sono il fisico e l’abilità motoria a dettare l’azione impossibile che, a sua volta, ricorda a noi comuni mortali la sua genialità. Purtroppo però, il fantasista, porta con sé quest’aggravio ad ogni partita e spesso la sua superiorità tecnica offende chi gioca contro di lui e offende di più chi vorrebbe essere come lui, ma è consapevole di non esserlo, intrappolato dalla realtà in un complesso d’inferiorità pesante e dunque inaccettabile.

Così, in quella partita, il fantasista era stato maltrattato con insulti e provocazioni. D’altronde, pur non riuscendo a fermarlo, almeno gli avversari erano comunque in grado di sfogare la loro inferiorità accanendosi inutilmente e con gesti infantili contro ciò che loro non avrebbero mai potuto essere. In effetti, il meccanismo psicologico che causa questi comportamenti è molto semplice, poiché primordiale: non posso essere ciò che non sono, quindi lo distruggo così che non potrò mai essere ciò che non è.

Accadde però che il fantasista, ad un certo punto in quella partita, reagì, giustamente, in difesa dell’onore e del fisico suo contro la stupidità di chi continuava spocchiosamente a giocare più di bocca che di piede.

E fu così che, Zidane, diede una gran testata a Materazzi, concentrando su di sé le ire e le prediche di tutti gli italiani.

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