Monday, October 23, 2006

Santoro e Luttazzi de noantri

Sulla polemica realtiva a Gnegno padre-padrone del blog non entro, ho già detto la mia e non mi sembra il caso di insistere... non vorrei che io e Togno facessimo la fine di Luttazzi e Santoro.
Su Santoro e la sinistra in RAI due parole le vorrei però spendere. Il mio palinsensto settimanale prevede alcuni appuntamenti fissi: telegiornali (La7 e, da qualche giorno, Rai1, uno sguardo alla politica sul tg5, così tanto per incazzarmi), AnnoZero, Che tempo che fa e Report, oltre alle vitali dosi di Inter.
Un menù sinistrorso che mi lascia sempre più interdetto e, a tratti, esterrefatto. Ormai l'autoreferenzialità della sinistra ha toccato vette inenarrabili. Basta scorrere gli ospiti di Fazio, le insinuazioni di bassa lena di Rula Jebral ad AnnoZero, la conduzione pacioccona e infingarda di Floris...ma quello che mi colpisce di più è la deriva di Report. Fino allo scorso anno, l'oggetto di ogni puntata era un solo argomento che il giornalista sviscerava dalla prima all'ultima inquadratura alla ricerca di prove tangibili. Oggi la trasmissione tratta 4-5 argomenti, variamente connessi tra loro, il cui unico vero collante è il semplice indizio, la presunzione di colpevolezza... ieri sera ad esempio il Quadrilatero è stato oggetto di un frammento di servizio funzionale non a mettere il telespettatore a conoscenza di un brandello di verità, ma a insitillare sospetti di connivenze politico-economiche. Il fatto stesso che Baldassarri, Pieralisi e un consigliere di Bldassarri fossero marchigiani assumeva nel tono della giornalista il valore di prova conclamata che ci si trovava di fronte ad una lobby spregiudicata.
Il che non significa che il Quadrilatero sia esente da critiche o da sospetti, ma vorrei che questi siano supportati da qualcosa in più che la semplice cuginanza (che può andar per un blog ma non per un giornalismo di inchiesta). Mancano i nessi e il non-detto prevale sul detto: tutto diventa comprensibile solo se ci si muove da humus di dietrologia e di sospetto nei confronti della destra.
Ma che giornalismo è se si limita a rafforzare le convinzioni e non ad aprire spazi di dibattito pubblico? Purtroppo è solo propaganda.
Il giornalismo di sinistra è la vestale del sacro culto della diversità (ex) comunista.
La sinistra non riesce a parlare più in là del proprio orticello e sta aggravando la frattura col resto dell'opinione pubblica.
Io ritengo ancora che la sinistra sia moralmente superiore alla destra perché, come disse Berlusconi nel secondo dibattito preelettorale con Prodi, "la sinistra crede che il figlio dell'operaio sia uguale al figlio del professionista". Ciò che trovo assurdo è però che si guardi a questa superiorità come ad un "sacro culto", qualcosa di acquisito e assiomatico. La "Superstoria" della sinistra contrapposta alla storia.

p.s. per chi non lo sapesse la "Superstoria" è un programma di Rai3 che tematizza alcuni frammenti di trasmissioni televisive rigorosamente sinistroidi (e, preferibilmente, con la regia di Igor Skofic)

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