Tuesday, April 13, 2010

Arte




POESIA


“Il cacaturo”


1Quant’è bello,

2dopo aver sturato il cesso

3Sentire l’acqua e lo sciacquone che scorre impetuosa


4Glu glu glu, glu glu glu, glu glu glu


5La massaia orgogliosa,

6benedice l’amata tazza con detersivi di prezzo

7e si compiace benevola per aver sgorgato con abilità la latrina


8E’ brava a sturare il cesso!

9E suo marito l’abbraccia e la bacia con voluttà

10Mentre il cacaturo fa:


11Glu glu glu, glu glu glu, glu glu glu



SPIEGAZIONE


1: descrive un’immagine positiva così come avviene all’inizio di ogni strofa, nei versi 5 e 8 (bello – orgogliosa – brava). E’ ricorrente il numero tre, della trinità e della perfezione: tre sono le strofe e tre sono i versi che le compongono. Inoltre, la prima strofa si riferisce al cacaturo, la seconda alla massaia ed infine la terza ad entrambi, chiudendo il cerchio amorevole e completando sia sul piano della forma che del contenuto il messagio poetico.


2: questo verso rimanda simmetricamente ai versi 6 e 9 (vedi 9). Infatti nel verso 2 si descrive l’avvenuta pulizia mentre nel verso 6 l’azione della pulizia. Nel primo caso il protagonista del verso è il “cesso” che viene pulito, mentre nel secondo caso è la “massaia” (citata nel verso precedente) che si scopre qui essere il soggetto della pulizia, rivelando il suo legame con “l’amata tazza”.


3: questo verso invece rimanda simmetricamente ai versi 7 e 10: in tutti e tre i casi si descrive il risultato dell’azione con la soddisfazione dell’acqua che “scorre impetuosa” e della massaia che “si compiace benevola”, ribadendo il loro legame in modo più solido e partorendo i gemiti del cacaturo, neonato dall’amore tra le due entità (verso 10: “mentre il cacaturo fa”).


4: Il meta-onomatopeico Glu glu glu è anch’esso ripetuto tre volte e contiene tre volte se stesso. La metafora della trinità viene materializzata nel suono del cacaturo, allitterato con la dolce cadenza del “glu”.


5: vedi 1.


6: In questo verso è basilare notare le figure retoriche usate. Innanzitutto, l’allitterazione delle sillabe che rimanda a suoni duri, onomatopeicamente ricordandoci la fatica della pulizia e l’operosità necessaria per combatterla (amata/tazza, detersivi/prezzo). Poi, il duplice chiasmo: in un caso sul piano del contenuto amata-prezzo (relativamente al valore, infatti “amata” rimanda a qualcosa cui noi diamo valore mentre “prezzo” inevitanilmente rimanda al valore economico) e tazza-detersivi (il detersivo viene applicato alla tazza). Nel secondo caso invece, sul piano della forma, formando un’allitterazione nel chiasmo: tazza-prezzo e amata-detersivi. Qui la genialità dell’autore è ormai istituzionalizzata.


7: vedi 3.


8: vedi 1.


9: Compare per la prima ed unica volta l’elemento esterno/estraneo del marito che, come è evidente nella poesia, è solo un elemento collaterale nella vita della massaia la quale è inesorabilmente presa più dal legame con la “tazza” e, quindi, dalle proprie mansioni quotidiane, che sono ora il proprio mondo.


10: vedi 4.



CRITICA


La poesia “Il Cacaturo” di Zuccarini dimostra in tutta la sua completezza la maturità poetica dell’autore il quale è ora in grado di padroneggiare gli strumenti artistici con grande capacità tecnica. Da qui, appunto, la sua completezza, intesa come compimento ormai raggiunto di un percorso che lo vede con quest’opera al culmine della sua parabola artistica. Ne sono prova le raffinate figure retoriche usate e la fertile immaginazione con la quale affronta i temi che da sempre hanno fatto parte della letteratura e delle narrative italiane, filologicamente legate ai topoi filosofici dei grandi pensatori occidentali.


La struttura della poesia denota la consapevolezza dell’autore della necessità di armonia e simmetria nell’espressione della bellezza. L’ordine che ne consegue, nei suoi andamenti regolari, ricorda la descrizione virgiliana del Laocoonte: esso, pur nell’atto morente, si divincola elegantemente dai serpenti che lo avvinghiano rendendo sublime anche il momento più basso della propria esistenza (appunto innalzando la morte al sublime). Allo stesso modo, il Cacaturo, è la sublime trasposizione letteraria dell’atto della pulizia, una delle attività più monotone ed alienanti dell’esistenza, vista come mera attività di autoconservazione. Infatti, nel caso del Cacaturo, la pulizia è metafora poco velata della melanconia esistenziale dell’autore, il quale sembra consapevole dell’effimerità della gran parte delle azioni automatiche che noi umani siamo costretti a ripetere quotidianamente (la biogarafia dell’autore ne è la prova vivente e giustifica tragicamente la poetica). Da qui, la necessità di rendere quest’atto poco nobile un orgasmo vitale che si palesa nella lampante metafora sessuale dell’acqua che sgorga impetuosa.


Il Cacaturo ha quindi una duplice valenza e racchiude in sé l’effimero ed il sublime, il materiale e l‘immateriale. Da questo punto di vista, è quantomai esplicita la volontà dell’autore di produrre nel lettore la suggestione della bassezza, rendendola però allo stesso tempo aulica ed auspicabile. Questa spinta verso l’alto che viene continuamente bilanciata da una forza uguale e contraria verso il basso è di Sant’Agostiniana memoria e ci rimanda inesorabilmente ad uno dei temi più comuni dell’esistenzialismo umano, che in questa lotta tra l’alto ed il basso viene commiserato dall’arte nella sua mediocrità.


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