Thursday, February 25, 2010
I N V I C T U S
Prendo spunto dall'ultima recensione dell'amatissimo Mereghetti per parlare di Invictus, come anticipato in uno dei post precedenti.
Stavolta, con somma sorpresa, ci siamo trovati d'accordo con l'esimio critico il quale, costretto dal suo lavoro a guardarsi film su film, sarà sicuramente alienato nella sua attività e avrà sicuramente perso il piacere di godersi pienamente l'arte del cinema.
In generale, il film scorre via liscio come sempre succede con lo stile pulito e regolare di Clint Eastwood, colui che è il maggior rappresentante della cultura cinematografica americana degli ultimi anni (sia sul piano del metodo che dei contenuti). Purtroppo però, manca della tensione che di solito si ritrova nei suoi film in quanto, come dice Mereghetti (!), nella narrazione dell'opera non figura il male, essendo esso non contrapposto in alcun modo al bene che ridonda nel film. Insomma, troppo buonismo, molta noia e poco eccitamento.
Due considerazioni:
1- Nel film si racconta la storia vera di una squadra scarsa che, attraverso l'attaccamento a dei valori condivisi (vi ricorda qualcosa?) riesce a conquistare una coppa del mondo insperata. I valori in questo caso sono l'integrazione e la riconciliazione tra neri e bianchi, impersonificati e spinti dal leader carismatico Mandela, il quale è fermamente convinto che lo sport, in questo caso il rugby, sia un viatico formidabile per perseguire lo scopo che si era prefisso.
Ecco, credo che lo stesso debba essere fatto in Italia. La convocazione di Balotelli ai prossimi mondiali deve essere un messaggio all'Italia razzista che ci troviamo oggi di fronte. Naturalmente, tale convocazione è oggi anche una necessità sportiva visto che il soggetto si appresta a divenire il giocatore più forte del mondo nei prossimi cinque anni e già in questo momento, è sicuramente l'italiano più decisivo.
2- Una riserva sull'amico Mereghetti non potevamo però risparmiarcela; egli racconta come tutto il film sia costruito intorno alla performance di Morgan Freeman, il quale ha da sempre desiderato recitare nella parte di Mandela e per il quale ruolo si è già guadagnato una nomination all'Oscar.
Come al solito, mi tocca constatare come il critico giudichi la performance dell'attore guardando il film in italiano, dopo la solita abominevole storpiatura del doppiaggio. L'aggravante in questo caso è data dal fatto che tutta la performance dell'attore si basa sull'accento sud-africano usato dall'attore. Peraltro, cosa già fatta estremamente bene dal grandissimo attore che è Leonardo di Caprio in Blood Diamond.
Per finire: l'ultima parte del film è identica agli highlights della finale del campionato del mondo di rugby del 1995 ed è affascinante notare come a volte la realtà sia essa stessa una favola.
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