Saturday, June 14, 2008
Urlo Mundial: Italia - Romania 1 - 1
La grinta di Del Piero, decisivo nello stoppare un tiro-gol di De Rossi, ovvero "nel posto giusto al momento giusto".
Il paragone è il valore massimo della scienza odierna, in tempi di guerra al relativismo come quelli che stiamo vivendo. Naturalmente ciò non è vero per quanto riguardo il calcio, a detta di molti la meno scientifica delle arti, dove il paragone con eventi simili o meno viene spesso scacciato violentemente, neanche fosse la più maligna delle streghe, appoggiandosi confortevolmente al luogo comune più proverbiale che ci sia, ovvero quello che definisce ogni partita come una storia a sè, dove contano gli episodi e dove quindi diviene inutile paragonare un episodio che ha funzionalità solo con il qui ed ora ad episodi lontani nello spazio e nel tempo.
Allora non si capisce come mai ogni volta che si sfiora un trofeo importante o si gioca una semifinale o si perde una partita o si fa una polemica, inevitabilmente ci si ricorda del mundialito '82, ormai pietra miliare della scienza calcistica moderna così come Weber e la sua burocrazia lo sono per la politica, Durkheim per la sociologia, Aristotele e Platone per la filosofia, Einstein e Newton per la fisica e via dicendo. Sarà che i paragoni, così come le statistiche, vengono tirati in ballo solo per supportare una tesi già prefissata nella mente di chi la esprime e non per studiare oggettivamente un fenomeno qualunque.
Sta di fatto che, considerando tutte le variabili possibili per la limitata razionalità umana (ciò significa che tutte le variabili possibili sono solo quelle possibilmente immaginabili e riscontrabili dall'uomo che, inevitabilmente, lascia scoperte un numero n infinito di altre variabili), è impossibile prevedere un lungo cammino da parte di questa nazionale in questi europei, nonostante in assoluto essa sia nei singoli più forte di quella che vinse i mondiali. Singoli che però inseriti in questo contesto, nella forma in cui si trovano ora e con l'organizzazione di gioco che li vedono protagonisti non possono dare il massimo di sè.
Ciò risponde ad un'altra comprovata, ma soprattutto logica, legge scientifica che ci insegna come la stessa ossatura e le stesse variabili (a qualsiasi cosa le due definizioni corrispondano in termini di contenuto) inseriti in contesti diversi diano necessariamente risultati diversi.
Ebbene contro la Romania il gioco che si è visto (poichè contro l'Olanda gioco non si è visto affatto e questo è anche il motivo dell'assenza della rubrica) è stato unicamente quello poco italiano dei passaggi sulle fasce da parte di centrocampisti statici, a terzini offensivi che andavano a crossare per la testa servizievole dell'attaccante faccia-da-cavallo Luca Toni. Non un passaggio in profondità e non un tiro da parte dei centrocampisti o delle due mezze punte a supporto del lungone centrale e quindi, nonostante gli innumerevoli cross, niente di fatto in termini di realizzazione. Tant'è che l'unico gol italiano legittimato da questi arbitri incompetenti è stato segnato da un centrale su assist dell'altro centrale di difesa.
Tutto ciò fino all'entrata in campo di Cassano, l'unico in grado di dare un po' di fantasia a questo schema che era ormai divenuto stantio e prevedibile, rompendo la regolarità di un gioco poco dinamico e capace quindi di sorprendere l'avversario, facendo inoltre ritornare l'Italia alla sua propria identità del catenaccio e del contropiede veloce e intelligente. Tutti sanno che nelle strategie di guerra l'attacco si deve basare in primo luogo sulla sorpresa e che la difesa invece si deve basare necessariamente nella capacità della stessa di prevedere le mosse offensive dell'avversario.
Praticamente il contrario di ciò che aveva escogitato Donadoni che, condito con la mediocrità di giocatori stanchi e logori (Del Piero come al solito e come era prevedibile ha deluso mentre come al solito e come era prevedibile Cassano no), ha dato come risultato un pareggio che vale un esonero.
Se il calcio fosse una scienza esatta l'Italia verrebbe eliminata nonostante una vittoria sulla Francia in quanto la Romania sarà certamente furiosa e l'Olanda comprensibilmente remissiva o comunque poco incline alla battaglia totale.
Se il calcio non fosse una scienza esatta allora tutto diverrebbe possibile e la pazzia dell'Olanda, ormai seria candidata alla vittoria finale (tutti i giornalisti italiani si erano prodigati nel celebrare un anticipato funerale agli Oranges, a causa del loro poco entusiasmente girone di qualificazione pre-Europeo) si materializzerebbe in un calcio assassino e poco calcolatore che asfalterebbe la comunque mediocre Romania.
Alla terza occasione Donadoni non può più sbagliare e dopo alcune prove tecniche finalmente si spera metta in campo questa formazione: Buffon, Zambrotta, Panucci, Chiellini, Grosso, Pirlo, De Rossi, Gattuso, Perrotta, Cassano, Toni.
Noi, la nostra parte di ct, l'abbiamo fatta coerentemente.
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2 comments:
..comunque il calcio è uno sport, non un'arte..
lucia
Potrei anche dire che il calcio è uno sgabello, dipende dal significato che dò alla parola sgabello.
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