Thursday, February 21, 2008

Yes, week-end



Da giorni ormai siamo entrati in campagna elettorale, da qui non si scappa. Da giorni inoltre si sono scatenati i commenti dei più disparati (o disperati) opinionisti e, prima di iniziare la brevissima analisi di oggi (scusate il tono colloquiale) vorremmo appunto fermarci a riflettere sul termine di opinionista, storpiatura lavorativa tipicamente italiana.

Ebbene sono molti gli opinionisti italiani, giornalisti in primis, che si elevano a tale ruolo anche grazie all'apprezzamento generale e non solo autarchico di tale casta, bensì anche commerciale di chi li legge e apprezza, ovvero probabilmente solo coloro che sono totalmente inebetiti dalla nostra peculiarissima cultura.

La parola opinionista potrebbe essere tradotta nell'inglese opinion leader, pur commettendo un gravissimo errore, in quanto le due espressioni hanno significati oltre che letteralmente diversi, anche culturalmente dissimili. Nonostante ciò il termine inglese di opinion leader spiega bene il significato che la parola opinionista ha in Italia, mettendola a nudo e rivelandone inesorabilmente il vero significato. Infatti la parola opinionista, in inglese (per quanto ne so io), non esiste e non esiste perchè non esiste nemmeno il ruolo al quale essa si riferisce.

Ebbene l'opinionista italiano, scrivendo su giornali o disquisendo in televisione, nei salotti di plastica autoreferenziali adibiti a parlamento, diviene opinion leader in quanto è capace, con le verità nascoste o le balle rivelate, di influenzare il pensiero e quindi le decisioni materiali che i cittadini, in balia di tali mezzi di comunicazione, prenderanno, basando la loro 'canoscenza' sulle informazioni date da tali emeriti commentatori.

Purtroppo però il più delle volte gli opinionisti, pur essendo opinion leader in Italia, nella stessa situazione non lo sarebbero in alcun modo all'estero, dove i giornalisti fanno un mestiere completamente diverso.

All'estero l'autorevolezza (che si tramuta in autorità decisionale dei governanti) degli opinion leaders viene legittimata dal mondo scientifico, e non sorprende che spesso tali opinionisti corrispondono a figure di tutto rispetto come professori universitari e premi nobel. In Italia invece l'auterovelozza viene legittimata dal numero di libri mediocri scritti (mediocri perchè spesso scritti senza metodo scientifico che, per intenderci, è quello Galileiano della ricerca e dell'esperimento), dal numero di presenze in televisione, dalle cariche manageriali all'attivo, dalle cariche di presidente accumulate o dagli intrallazzi in cui tali personaggi sono indissolubilmente immersi e, in particolare, dal numero medio di citazioni in latino per articolo che lo scrittore è in grado di elencare, edulcorando le pagine dei quotidiani.



In poche parole gli opinionisti si auto-considerano tali anzichè 'essere considerati' come tali, e ahimè gli spettatori paganti (cioè che pagano le tasse) non se ne rendono conto. Insomma la tuttologia espressa da persone che hanno il privilegio di scrivere sul tutto, non essendo specialisti di niente e con il plauso dell'ambiente in cui esplicitano le loro idee perverse, permette di creare degli obbrobri filosofoci che riflettono l'identità preistorica della nazione nostra, che tra l'altro condannò il povero Galileo, con gli strascichi di cotanta bestemmia che ancora si fanno sentire: ovvero la scienza universale della tuttologia, della fusione delle arti e delle scienze (comunque sempre governate da Dio) contro la modernità della specializzazione conscia dell'impossibilità di ridurre, nel mondo materiale, il tutto ad uno.

In realtà invece, il ruolo del giornalista è il ruolo decisamente noioso e cattedrale di chi deve informare e trasmettere attraverso un mezzo di comunicazione le notizie ai cittadini, rendendo essi capaci di formarsi una coscienza critica indipendente e che si basi sui fatti,non sulle pompose opinioni di chi non ha titoli per esprimerle (e scusate se parlo di titoli poichè so benissimo che il tema è molto relativo). Non a caso si considera il noiosissimo e referenziale (nel senso che citava di continuo delle fonti) Enzo Biagi il più grande dei giornalisti italiani, anche se egli stesso diceva che è impossibile non avere un punto di vista.

Per questi e altri motivi, sempre parlando di vecchietti o ex, preferiamo ascoltare Sartori piuttosto che Scalfari.

Infine, se si parla di energia (uno dei temi scottanti di questa campagna elettorale), le opinioni sul da farsi devono essere espresse da Carlo Rubbia mentre le informazioni sulle decisioni prese dal governo devono essere date dai giornalisti.

E poi, ai politici, non resta che governare.


continua...

Share/Bookmark

2 comments:

Unknown said...

sono abbastanza d'accordo, ma non voglio entrare nei particolari perché non ne ho il tempo. soltanto un paio di cose: non esiste soltanto il metodo dell'esperimento, ma anche quello dell'analisi critica e logica, senza la quale, peraltro, l'esperimento risulterebbe vano e maleinterpretabile (la storia della scienza ce lo insegna). e poi perché definire il giornalista "decisamente noioso e cattedrale"? io non lo credo affatto. se era una provocazione, ci sono abboccata in pieno. lucia

Anonymous said...

Non il giornalista, il mestiere del giornalista. Pensa che palle ad esempio scrivere un articolo sulla conferenza stampa del sindaco di Camponocecchio che promette lo sfaltamento di Via Spaturno...

Creative Commons License