Sunday, February 10, 2008

Apertura a Spello

[update: oggi Curzio Maltese su la Repubblica dice le stesse cose (qui) in modo molto più sintetico e chiaro, ma in ritardo. Lo consiglio a chi vuole risparmiarsi la tediosa lettura di cui sotto. Perchè lui è lui e noi non siamo un cazzo...]

In vista della campagna elettorale prossima ventura, il blog dei Preti si ripromette di seguire passo passo gli eventi caratterizzanti di questa avventura, rivendicando il diritto ad appassionarsi alla politica da semplici cittadini-elettori, sfidando i più autorevoli commentatori alla Sartori o coloro che tra i tanti giornalisti che scrivono quotidianamente sui giornali italiani inutilmente pretendono tale status.

Naturalmente il punto di vista però non sarà la classica veduta dall'alto verso il basso degli eventi come fanno coloro che analizzano attraverso le proprie faziosissime certezze i discorsi e la propaganda dei partiti, bensì sarà un punto di vista orizzontalmente distaccato dagli eventi che analizzerà in modo particolare i metodi ed i linguaggi più dei contenuti, considerando anche che spesso la politica è molto più comunicazione di sè piuttosto che di altro da sè e che i leader spesso comunicano se stessi piuttosto che le proprie idee.

E' in questa logica mediatica che il blog si inoltrerà nei meandri della comunicazione meta-politica scovando i fini logici o illogici (non a-logici), volenti o nolenti di ogni parola, discorso, movimento o panorama che la campagna elettorale ci offrirà in gran massa durante i due mesi della sua durata.

A tal proposito è interessante cominciare con l'analizzare brevemente la precedente campagna elettorale a scopo puramente riassuntivo in vista di questa nuova ed esilarante kermesse.

Protagonista indiscusso fu naturalmente Silvio Berlusconi il quale, forte dei suggerimenti del genio che spinse Bush Junior alla riconferma alla casa bianca, polarizzò l'attenzione verso di sè attraverso una tattica tanto semplice quanto efficace: ogni mattina gettare merda addosso all'avversario ed attaccarlo in modo inaudito in modo da metterlo alle corde, costringerlo alla difensiva e sviare il discorso nella sfera pubblica dai contenuti per focalizzarsi nell'ideologia facendo allo stesso tempo dimenticare all'elettore i propri interessi e quindi ragionare in modo puramente ideologico.

Ciò allo scopo di richiamare alle urne il maggior numero di votanti possibili e combattere l'astensionismo indifferente di chi era sfiduciato dal governo uscente. Il risultato fu più dell'80% di affluenza alle urne (un dato inaudito) che determinò sin dall'inizio l'annunciata caduta del governo Prodi (fermo restando l'immoralità di ministri e deputati mafiosi che ne hanno determinato l'inesorabile sconfitta).



Oggi le parti si sono rovesciate e l'astensionismo è un pericolo più per il Pd di Veltroni che per il Pdl a causa della sfiducia nei confronti della politica tutta e della delusione (peraltro ingiustificata se non per il fatto stesso della sua caduta) nei confronti del governo Prodi. Di conseguenza sarebbe logico che la sinistra (mi riferisco al Pd, alla Cosa Rossa o Arcobaleno che sia e affini in questi termini per semplicità, perfettamente consapevole del fatto che non esiste più una sinistra di stampo ulivista) si comportasse, ai fini di una vittoria o di una sconfitta meno bruciante, come si comportò la destra nella persona di Berlusconi due anni fa.

Naturalmente però l'ingenuità (o anche l'etica e la dignità) dei personaggi dell'area progressista farà sì che ciò non avvenga. E qui entra in gioco Veltroni, l'Obama 'de noartri', tanto per essere banali, colui che copia il Yes, We Can con l'italiano Si Può Fare in cartelloni americani che furono clonati già nel '94 dal futurista Silvio, il quale durante i propri comizi aveva distribuito a tutti gli spettatori centinaia di bandierine che facevano il verso alle ormai simboliche bandierine a stelle e strisce (a tal proposito è utile ricordare che il colore verde dei cartelloni "americani" di Veltroni riflettono anch'essi i valori fortemente ecologici espressi nel suo discorso dal leader del Pd).



Ebbene il discorso di apertura della campagna elettorale fatto da Veltroni a Spello è il primo sintomo di come si svolgerà questa sfida e soprattutto rivelatore dei piani comunicativi sui quali i due leader punteranno maggiormente. Nel caso del Pd e del suddetto discorso, elemento di maggior importanza è sicuramente il luogo scelto che, in questo caso come nella migliore delle tradizioni cinematografiche, ci permette di affermare che l'immagine corrisponde in modo simmetrico e quindi armonico al contenuto ovvero possiamo dire che il messaggio trasmesso dall'immagine corrisponde a quello trasmesso dal discorso facendo quindi in modo che i due messaggi si rafforzino a vicenda essendo essi coerenti l'uno con l'altro, incorniciandosi nella mente dell'ascoltatore-votante.

Alle spalle di Veltroni un paese antico, ma tradizionalmente ordinato, bello e raffinato, simbolo dell'alta qualità della vita in Italia, simbolo della tradizione italiana della qualità (spesso si parla di qualità riguardo al made in Italy) e della bellezza espressa dall'intelligenza dei suoi cittadini. Un paese simbolo dell'ordine e dei tanti comuni italiani in cui la vita procede in modo ricco, ma non opulento, onesto e avanzato, edificante e mai noioso, ma gioioso e sereno. Uno di quei paesi che tutt'Europa c'invidia, dove il motto "a misura d'uomo" è un'utopia realizzata e non un falso stereotipo come spesso avviene riguardo ai paesi scandinavi. Insomma uno di quei paesi che con i suoi ulivi rispecchia questa voglia italiana di ritorno al tradizionale attraverso il rinnovamento di esso ed il recupero delle sue bellezze in un modo moderno e non distruttivo, dove si inizia di nuovo a coltivare gli ulivi e a produrre per il futuro sfruttando le abilità e le ricchezze ereditate dal passato.

Ebbene questi sono anche i concetti espressi nel discorso pronunciato nei suoi 33 min che io mi sono sciroppato per voi, dove spesso vengono pronunciate le parole tradizione e futuro non in una visione dicotomica insolvibile ma al contrario come metodo di lavoro per il futuro, un futuro in cui non ci si deve dimenticare della grandezza del nostro passato ma in cui allo stesso tempo non ci si deve far bloccare dai particolarismi e dall'immobilismo dello stesso passato. Per Veltroni il passato deve aiutare la nostra Italia di nuovo unita, non sotto una bandiera tricolore, ma sotto la bellezza di un paesino come Spello, a crescere ed a riformarsi in un futuro migliore del passato, ma intriso di passato. Ora i valori espressi non sono più la patria ed il nazionalismo tricolore dei tempi andati, bensì sono la conseguenza dell'orgoglio italiano basato su realtà come Spello, come l'Umbria, una di quelle regioni che come le Marche e la Toscana sono esempio mondiale di Dolce Vita, di QUALITA'.

Insomma la differenza con il rassicurante azzurro-sogno delle arene Berlusconiane è marcato ed intelligente, ragionato e beneaugurante di una battaglia elettorale che finalmente vedrà protagonisti due grandi comunicatori e non soltanto uno, come negli ultimi 15 anni è successo a causa del povero Prodi, capace nemmeno di una pallosissima predica in una chiesa qualsiasi.



[bonus link: per approfondire qui disponibile un'autorevole analisi di uno dei discorsi di Berlusconi, utile alla comprensione del paragone fatto con il comizio di Veltroni tenutosi a Spello]

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