Monday, January 28, 2008

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Da amante del calcio quale sono ho seguito in questi giorni alcune eccezionali partite della Coppa d'Africa che si sta svolgendo in Gana. Come è ovvio il termine eccezionale è dovuto ad una semplice cornice espressiva di abbellimento del periodo, a meno che tale termine non venga considerato in un'accezione particolare che non riguardi un giudizio di forma, sia esso positivo o negativo, bensì una considerazione fattuale di mera descrizione.

Accezione che ora vengo a spiegare: eccezionale va qui inteso nella sua forma etimologicamente primitiva dell'esclusione che rende l'aggettivo sinonimo di singolare o meglio speciale.

Infatti basta seguire una partita per non più di cinque minuti per rendersi conto di come il calcio sia uno dei pochi sport al mondo in cui sia così esplicito il fattore culturale e perchè no anche quello genetico, secondo la più decennale delle battaglie antropologiche che disquisiscono sull'influenza della genetica o della cultura nella vita di ogni razza umana.

Ebbene il calcio africano, a parte le trombe che squillano continuamente in sottofondo (o le squillo che trombano, come direbbe il mitico Silvio) è per l'appunto eccezionale, così come lo è quello italiano o quello tedesco, quello francese o quello inglese e brasiliano nelle loro relative accezioni particolari naturalmente (per la precisione i migliori tipi di calcio, in termini di efficienza, sono quelli italiano e brasiliano):

portieri che svolazzano in modo imprevedibile alla caccia di cross impossibili da raggiungere, entrate volanti a gamba tesa che impaurirebbero persino il più incazzato dei Simeone, simulazioni al limite del ridicolo modello Rivaldo mondiale, tiri da distanze impensabili che spesso finiscono nei laghetti del parco vicino allo stadio e che molto più raramente bucano la porta tra la tranquillità generale, abbracci amichevoli dopo calci sugli stinchi che ucciderebbero in modo istantaneo un numero 10 italiano qualunque, balletti al limite della pudicizia (naturalmente a giudizio occidentale) dopo gol segnati in mischie confusissime, passaggi il più delle volte sbagliati anche a distanze minime (in forza e precisione) che provocano una continua rincorsa verso il pallone e le suddette entrate volanti, dribbling il più delle volte dettati dal motto sempre valido del "palla lunga e pedalare" ed infine più in generale una felicità spropositata ed amorevole che in Brasile provoca un calcio sublime mentre in Africa ci fa continuamente sperare in una rabona o un più semplice doppiopasso.

Insomma, una volta Pelè disse che probabilmente prima del 2010 o giù di lì non sarebbe stato sorprendente vedere una squadra del continente nero vincere un campionato del mondo.

Aggiungo che tale probabilità è tanto remota quanto, come disse Mastella, la vittoria di Veltroni alle eventuali elezioni anticipate nel caso in cui egli abbia l'accortezza di presentarsi da solo o, per scomodare una figura più autorevole, si potrebbe dire che è molto più facile far passare un cammello per la cruna di un ago che far vincere i mondiali ad una tra Nigeria, Zambia o Costa d'Avorio.

Conclusione affrettata?

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