Thursday, November 08, 2007
Cambiasso: un Urlo Mundial
Toni Negri è un grandissimo scienziato (scienziato della ragione, essendo filosofo) generalmente apprezzato soprattutto per il libro scritto in collaborazione conMichael Hardt : "Impero" (2000).
Pecca però di arroganza quando se la prende con il calcio tutto dopo aver guardato in tv chissà quale partita di quale campionato argentino, accorgendosi dello schifo in campo e del fatto che i 22 giocatori sembrino tutti dei Materazzi e dove non ci sono più i fantastici attaccanti argentini od oriundi che danzano sulla palla a mo' di tango, maestri del calcio da cui un tempo imparammo quest'arte finissima.
Per di più pecca di populismo duro e puro quando spera nella rinascita sportiva del mondo calcistico affidandosi alle gesta del sempre utile rugby, termine di paragone onesto e perfetto nel sostituire il non più credibile luogo comune del si stava meglio quando si stava peggio.
A parte il fatto che tale critica viene fatta dal pulpito di un giornale francese e a parte il fatto che il rugby si basa in particolare sulla bruta forza dei suoi giocatori (dico ciò non conoscendo una dico una regola di questo sport ma essendo sicuro che gente mingherlina come Maradona o Robinho non troverebbe spazio tra quei mastodonti che si "scotchano" le orecchie per paura di perderle in qualche scontro), egli dimostra comunque come anche le persone più intelligenti debbano esprimere un'opinione che non sia mai categorica e che comunque si basi su teorie espresse con cognizione di causa.
A ragion di ciò prendo ad esempio la partita che ho visto più di recente e cioè lo scontro di Champions League di ieri tra Inter e CSKA, in cui tutta la bellezza del calcio si è sintetizzata in 90 minuti di spettacolo (per dovere di cronaca è finita 4 - 2).
Una squadra che fuori casa, consapevole della propria inferiorità nei contronti dell'avversario, cerca di difendere con le unghie la propria porta si dall'inizio segnando poi inaspettatamente il primo gol su contropiede, sorprendendo l'attonita controparte.
L'Inter che a sua volta, dopo aver subito il primo gol, decide di recuperare lo svantaggio, di nuovo attaccando a testa bassa l'orgoglio della squadra che, pur essendo inferiore, si trova in vantaggio. E poi d'improvviso un nuovo contropiede che zittisce il pubblico con un 2-0 condito di tecnica e velocità, opportunismo e fortuna da parte di un brasiliano trapiantato in Russia.
Infine la rabbia del più forte che decide di mettere un punto a tale ingiustizia segnando due gol veloci e sacrosanti, dimostrando e mettendo per iscritto con il risultato di parità la propria supremazia indiscussa.
Poi il secondo tempo con i due gol eventuali e la bellezza della partita tutta, fatta di una miriade di piccoli episodi ognuno dei quali condito da migliaia di sfumature psicologiche ed emozionali, di migliaia di questioni tattiche consecutive ognuna allo stesso tempo causa e conseguenza dell'altra, da gesti tecnici e potenti, un'infinità di piccoli momenti tenuti insieme dalla giustezza del tutto che inizia al secondo zero e si conclude al minuto 90, nella sua perfezione.
Con l'ironica (ironica per Negri) constatazione che il migliore in campo è un argentino, tale Cambiasso, autore di due gol, leader maximo in campo e fuori, intelligenza calcistica allo stato puro, capacità realizzative simili a quelle di un goleador ed umiltà mascherata da sapienza che sono proprie dei grandi campioni.
Insomma, se non è estetica questa, accontentatevi del rugby.
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