Subito due considerazioni veloci veloci: sono un ingenuo, ma pensavo che l'università (per di più la Bocconi) invece di dare delle miserrime solide basi dovesse preparare in modo completo al mondo del lavoro e pensavo anche che l'impegno dello studente fosse scontato, dato che senza di esso non si potesse sostenere le dure prove richieste da questo famosissimo istituto. Tralascio anche di discutere in termini generali della lettera stessa, pubblicata evidentemente solo per far pubblicità alla Bocconi, da sempre legata su diversi livelli al Corriere della Sera (coloro che seguono Italians mi possono capire meglio).
Orbene, il sig. Fico continua a spiegare la stravagante notizia bullandosi di essere andato direttamente alla fonte per cercare di capire in quale ordine di importanza fossero elencate tutte le università del mondo nella classifica presa in considerazione.
In pratica egli giustifica il suo stupore con il fatto di essere un eccellente investigatore che, non pago della notiziola riportata da un giornale qualsiasi, va a caccia della verità supportato dal suo incredibile ingegno.
Purtroppo però egli si dimentica di andare veramente alla fonte, non limitandosi a guardare i fatti direttamente, ma ricordandosi anche di studiare le ragioni reali che hanno portato a stilare tale classifica.
Ebbene, risolvendo tale intrigatissimo mistero si scopre che la classifica è stata stilata in base a dei criteri ben precisi che riguardano soprattutto le pubblicazioni di ciascuna università (ovvero le scoperte scientifiche) e quindi le pubblicazioni di ciascun professore. Di conseguenza le università che hanno i migliori professori (cioè quelli più prolifici in termini di pubblicazioni scientifiche) sono le migliori università. In pratica le università che fanno più ricerca sono per forza di cose le migliori.
In Italia invece non si pubblica (non si fa ricerca) e tanto meno alla Bocconi (basta guardare il sito online) dove si spennano i propri adepti attraverso master che all'estero si possono frequentare gratuitamente, pubblicizzandoli in tutti i modi tranne che attraverso la propria reputazione scientifica.
Detto in soldoni: per essere dei bravi scienziati non basta scrivere un editoriale ogni tanto sui quotidiani nazionali.

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