Ebbene oggi ci ritroviamo tutti a tessere le lodi di quel Milan dimenticato che oggi come ieri è sempre stellare, galattico e fantastico. Ancelotti non sbaglia una singola mossa nella partita a scacchi contro il suo ispiratore e mito personale Sir Ferguson e nel diluvio di San Siro l'allievo supera il maestro, come solo succede nelle epiche vittorie dei miti antichi. Il calcio è uno sport particolare, tale non per come è, ma per come viene gestito dalle narrative nostrane, se è vero che l'esito della partita era già chiaro da una settimana e lo era divenuto ancora di più pochi secondi prima del calcio d'inizio: bastava guardare il viso corrucciato di Ronaldo e compagni, preoccupati più della pioggia e delle condizioni meteo che della partita prossima ventura, e paragonarli alle facce di Gattuso e Ambrosini, Kakà e Seedorf, impermeabili non solo all'acqua, ma piuttosto alla tensione ed al nervosismo, per capire come sarebbe iniziata e probabilmente finita. Insomma, nonostante fosse tutto già scritto negli astri milanesi, i luoghi comuni prodotti dalle fantasiose menti italiane si sono comunque fatti strada nella credenza popolare, sfrondando evidenze empiriche come fossero supposizioni casuali:
- Ancelotti è l'allenatore italiano più capace
- Il Milan è più adatto all'Europa che al campionato italiano
- Il ciclo non è mai finito
e via dicendo insultando non solo l'intelligenza, ma soprattutto il buonsenso perchè, se importa vincere, come recita uno dei luoghi comuni più inflazionati, è anche vero che il Milan non vince, nonostante la sua dimensione europea, da diversi anni, nè qui nè lì. Ma come ben sapete noi non ci limitiamo a mere disquisizioni campanilistiche volte a comprovare una tesi piuttosto di un altra solo a scopo retorico, vogliamo ragionare e cercare di capire, la gazzetta dello sport non ci basta.
Allora cominciamo nel dire che l'Ancelotti di ieri è lo stesso di quello di Instanbul o di quello che per poco non si gioca la Champions contro il Celtic e che è sempre stato un ottimo allenatore, nonostante gli stessi che oggi lo esaltano lo criticavano ieri e l'altro ieri. Ma questo è un altro luogo comune e non vogliamo ripeterci.
Piuttosto il milan di ieri ha dimostrato una volta di più come l'allenatore conti solo in due situazioni all'interno di una squadra: prendere decisioni e prendere decisioni giuste. Una squadra non può prescindere dall'allenatore perchè per gestire un gruppo c'è bisogno di un'autorità che abbia potere decisionale, ma le decisioni possono essere solo giuste o sbagliate, non esistono decisioni geniali: i giocatori sono gli elementi più importanti della squadra, anche perchè un buon allenatore ed undici scamorse non funzionano insieme, ma un medio allenatore ed undici fenomeni si, è una pura questione numerica.
E il Milan di ieri non ha fatto altro che dimostrare tutto ciò.
Ma fermiamoci un momento di più sulla partita. I luoghi comuni sono tali perchè adatti a situazioni simili e ripetute, sono una semplificazione della realtà che ci aiuta a capire meglio il mondo che ci circonda. Noi invece pretendiamo di più, se non ci basta la gazzetta, lo stesso vale per i luoghi comuni.
Se è vero che tutto scorre e nulla si può ripetere in maniera identica nel tempo, allora anche la partita di ieri sarà stata la conseguenza di una concatenazione di fatti in un rapporto di casualità ed effetto che potevano essere prevedibili solo nel breve periodo con una certezza di errore ababstanza elevata.
Ebbene, nonostante ciò, il Milan di ieri ci ha ricordato l'Italia dei mondiali e se il termine di paragone è giusto allora è anche vero che il Milan vincerà la coppa. La partita contro il ManU ci ha ricordato la semifinale contro la Germania, sicuri dal primo all'ultimo minuto dell'esito della partita.
Sono i giocatori a fare la differenza: ieri come ai mondiali, è stata la voglia di rivalsa a dare la convinzione necessaria a vincere ai giocatori del Milan, a dare loro la voglia di vincere e di farlo insieme mentre la condizione fisica crescente non ha fatto altro che accompagnare ed incrementare allo stesso tempo questo sentimento. Il ManchesterU era spacciato sin dall'inizio, lo sapevamo, così come lo era la Germania in semifinale o così come lo era la Francia, nonostante fosse andata ingiustamente in vantaggio nei primi minuti, così come ingiusto era il tre a due dell'andata tra ManU e Milan.
Ma la volontà di dimostrare, l'orgoglio riassunto nelle parole del presidente a fine gara quando parla di "ingiustizie subite" sono la chiave del passaggio alla finale e della probabile vittoria della finale. Dico probabile perchè anche il Liverpool è spacciato: sarebbe stato decisamente diverso contro un Chelsea indifferente, che non stimola rivalse o sentimenti particolari, se non il freddo pensiero dei soldi, da quelli di Abramovich a quelli di Shevchenko. Invece contro il Liverpool il Milan ha ancora un conto in sospeso, così come l'Italia lo aveva contro la Francia, di nuovo il cerchio si sta per chiudere.
Di più, la forma fisica dei campioni del mondo non è secondaria e ciò lo voglio enfatizzare riguardo a coloro che pensano che tutto venga deciso dai piedi di Kakà e Seedorf. Gattuso e Pirlo in particolare, dopo aver sofferto il mal di mondiali, sono ora ritornati a graffiare così come sta solo ora facendo Grosso dall'altra parte dei Navigli.
In realtà, per chi ha già dimenticato, il Milan non avrebbe dovuto neanche partecipare alla Champions League, fu graziata dal buonismo dei nostri magistrati che altro non potevano fare che piegarsi alla volontà pecunaria dell'oligarchia televisiva. E oggi, convinta di aver subito un'ingiustizia a causa degli otto punti di penalizzaione, si ritrova galvanizzata di fronte alla prospettiva di poter dimostrare davanti all'Europa intera che quella era proprio un'ingiustizia confezionata per chi non aveva colpa alcuna. Così, ancora una volta, il carnefice è divenuto vittima, il Milan è di nuovo popolarmente simpatico e rappresenta l'orgoglio italiano in Europa mentre la povera Interetta, dopo questa concatenazione di eventi è riuscita, da vittima, a divenire carnefice ed a divenire la squadra più antipatica della Madonnina e dell'Italia tutta.
Naturalmente però, siccome il calcio è una scienza inesatta, una vittoria del Liverpool, rimischierebbe ulteriormente le carte.
No comments:
Post a Comment