Crash e' un film sul razzismo, tecnicamente molto bello, ma, come al solito succede in questi casi, americanamente ipocrita e superficiale. Non mi sorprende quindi che un evento come quello degli Oscar, sempre piu' paragonabile al Sanremo nostrano, ne abbia tributato l'eccellenza come miglior film.
E' apprezzabile che l'America tenti di riconciliarsi con se stessa, con il suo razzismo e con le sue prblematiche di integrazione, peccato che come al solito il metodo sia quello soggettivamente etnocentrico dell'intolleranza.
Il tentativo e' quello palese di creare personaggi neutrali, che non siano ne' eroi ne' antieroi, ma entrambe le cose allo stesso tempo. A parte la struttura stilnovistica del film (l'inizio con la fine e la riconciliazione finale della fine con l'inizio) , per altro stantia dopo The killing e Pulp Fiction, il tentativo e' una forma riuscita di fregatura mediatica nei confronti dello spettatore.
Ma quale riconciliazione? Dopo le guerre, dopo gli attacchi terroristici siamo ancora piu' razzisti di prima! E' questo il messaggio della redenzione del poliziotto Matt Dillon (personaggio in qualche modo centrale e sul piano recitativo migliore del film, pensate un po'), il quale quasi si fa compatire nel salvare la vita alla donna di colore di cui aveva abusato precedentemente attraverso la sua autorita'. E' questo il messaggio del borghese di colore che, di fronte ad un fratello che gli voleva rubare l'auto dice: "You embarass me", attraverso quello che fate, negri, mi imbarazzate di fronte ai miei colleghi bianchi. Come se il male fosse da una parte sola.
Insomma la solita "melting pot" di finto buonismo che fa scatenare guerre a destra e a manca, un buonismo da Oscar.
nota tecnica: nel cinema il male va descritto per quello che e', non ci sono vie di scampo, altrimenti si rischia l'ipocrisia (a meno che essa non sia voluta, come in Crash). Per questo Salo' rimane un capolavoro assoluto.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment