Tuesday, January 20, 2009

Quant'è bello Kakà



E così, mentre l'Italia raggiunge nell'indifferenza dei suoi governanti addirittura il segno -2 nel negativo della recessione produttiva, mentre i parametri di Mastricht vengono sforati raggiungendo il 109% in relazione al debito pubblico, mentre truffatori ignoranti, ma soprattutto incapaci governano questo disgraziato paese affermando senza dignità alcuna che non si sta poi così male, il circo mediatico nazionale, dalle pagine di cronaca e politica a quelle di sport e cultura viene totalmente monopolizzato dal finto affare Kakà e per un attimo, per fortuna, in preda agli istinti più viscerali e primitivi finalmente riemergiamo tutti dalla depressione che questa drammatica crisi ci aveva a torto iniettato nei nostri poveri animi.

Ora Kakà, dopo aver rifiutato un'offerta ai limiti del dicibile, è a ragione divenuto l'eroe post-moderno della coerenza intellettuale solo perchè lo stipendio non duplicherà, mentre verrà solo miseramente aggiornato in rialzo. Diverrà il dio greco della perfezione e della bontà d'animo solo perchè ha rifiutato con coraggio olimpionico l'offerta di una squadra che rischia la retrocessione, affidandosi all'atroce destino di attesa di offerte più allettanti da parte di altre squadre spagnole.

Ma soprattutto, al di sopra di ognuno, prevarrà l'intelligenza e la rettitudine morale di un presidente del consiglio che in tempi di crisi riesce a dare l'esempio e che non si piega all'immoralità delle ricchezze corruttrici di musulmani mediorientali vestiti come dei beduini, naturalmente nel ricordo neanche troppo velato dei gioiosi anni 80, quando a corrompere il mercato era lui stesso, gettando denari in faccia al calcio italiano come fossero noccioline. Prevarrà poi l'intelligenza tecnica e l'amorevole passione di un piccolo grande uomo che, anzichè lavorare, si preoccupa piuttosto di mettere in scena una bufala mediatica da 700 milioni di triliardi in modo da uscire vincitore di una partita che in realtà non si è mai giocata.

Sarà così che, infine, la razza meno sviluppata tra quelle dello spettro umano, ovvero l'ultras ed il tifoso accanito, nella tribalità dei loro atteggiamenti e nel carattere primitivo del loro arcaico linguaggio, potranno finalmente urlare le poche sillabe che sono capaci di pronunciare (di solito degli oohh ooohh! eehhh ehhh! con le braccia alzate al cielo, rivolgendosi a quello che per loro è il non conoscibile) sotto la finestra del loro idolo, quel giocatore che, con la sua bellezza e la sua bravura, diviene simbolo di una identità alla quale questi poveri cristi si affidano, nella speranza tipicamente scimmiesca dell'imitazione, di divenire finalmente qualcuno.

Fosse un Papa, un tiranno o un calciatore, il risultato è sempre lo stesso: una finestra ed una folla ignorante.

Beati quei paesi che non hanno bisogno di eroi, diceva quello.

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