Thursday, October 02, 2008

W la scuola!

Si è parlato a lungo ed in modo spesso poco approfondito di quello che era stato chiamato a suo tempo bullismo. Naturalmente, come ogni volta accade a molti degli argomenti mediatici che prendono il sopravvento nei telegiornali e nelle rubrichette purtroppo non solo televisive, è scomparso tanto velocemente quanto inesorabilmente dopo i quindici minuti di fama forzata, dopo che, da problema dei problemi, è divenuto fatto di scarso interesse ed è stato soppiantanto da altri barocchi comunicativi.

Sarà che forse il discorso pubblico non è in grado di sostenere troppi argomenti contemporaneamente e di conseguenza essi compaiono singolarmente per un periodo determinato di tempo in sequenze di interesse. Così che per un po' si parla dei pitbull, poi del bullismo, poi della prostituzione, poi del razzismo e via dicendo.

Sarà anche che forse di problemi ce ne sono molti e tutti insieme è impossibile affrontarli.

Ma la certezza è che quasi mai si parla ad esempio dell'intelligenza italiana, che non va assolutamente confusa con le inflazionatissime inventiva e fantasia, entrambe dirette conseguenze del motore primo che è appunto l'estro logico italiano. E tale intelligenza si evidenzia spesso nelle tanto bistrattate scuole, dove orde di giovani aitanti, tra una poesia di Leopardi ed un sonetto di Angiolieri, danno sfogo al loro genio, prima di essere corrotti dal perverso sistema delle università e del mondo del lavoro, dove non c'è spazio per l'inventiva e la spontaneità.

In altre parole, si voglia qui ricordare, con nostalgia e gratitudine, il mondo sommerso degli istituti superiori, in primis i Licei, di cui tutti parlano, ma di cui in pochissimi (professori esclusi) ne conoscono le peculiarità.

Ne sia da monito il video di cui sotto, il cui geniale quanto esilarante titolo è: Alunno si alza va vicino al prof e si crede un'aquila.


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2 comments:

Anonymous said...

punto primo mi sento di difendere la categoria alla quale dovrei appartenere, una delle tante, ovvero quella di matematica (o aspirante tale). perché hai scritto "tra una poesia di Leopardi ed un sonetto di Angiolieri" senza nominare limiti e derivate? non è un'omissione così superflua come puoi pensare (tanto più che tu hai fatto tanti sonetti quante derivate al nostro liceo..). per il resto non c'è tanto da dire: ci vogliono stupidi per averci sudditi. d'altra parte abbiamo i mezzi per informarci da soli.
lucia

Anonymous said...

Io pendevo di più verso i sonetti. In matematica la semplicità iniziale delle nuove formule mi impediva di applicarmi negli esercizi e di conseguenza mi perdevo inesorabilmente subito dopo nella comlicatezza delle equazioni.

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