Wednesday, April 18, 2007

Comunicazione di servizio




Per carità, da ognuno di noi si può imparare qualcosa, questa è una regola che deve essere chiara a tutti. Però spesso i dubbi sono lancinanti, specialmente quando a dare pareri imbarazzanti sono tali esimi professori, laudati e santificati dalla grande maggioranza del popolo bue.

Per esempio guardatevi una delle tante dissertazioni di Aldo Grasso in cui pontifica su quella che lui chiama parodia, messa in atto dai comici della Gialappa's, in cui vengono macchiettizzati Klaus Davi e Giletti. Il grande professore dell'Università Cattolica di Milano gesticola autorevolmente nell'enfatizzare i suoi profondissimi concetti mentre si pone un quesito cruciale per la televisione italiana: ma la parodia, abbassa i parodiati o li innalza costruendone inconsciamente la fortuna mediatica?

Ebbene, il poveretto, dopo tanto chiacchierare, neanche si rende evidentemente conto di cosa sia una parodia, non capendo che quelle che prendono vita nello studio della Gialappa's sono imitazioni e non parodie. Imitazioni classiche di personaggi televisivi che criticano i soggetti esaltandone i caratteri negativi ed enfatizzandone i vizi. In soldoni trattasi di vere e proprie prese in giro, nella più classica delle tradizioni televisive, ovvero l'imitazione, anche satirica volendo.

Tutto tranne che una parodia, sia chiaro. La parodia, dalla lingua greca parà (simile) + odè (canto) - è l'imitazione di uno stile letterario, musicale o artistico destinata ad essere riconosciuta come tale (wikipedia). La parodia è ad esempio quella di Cecco Angiolieri il quale, usando le stile letterario stilnovistico, ne critica i contenuti rovesciandone i valori: tutt'altra cosa è invece accentuare i lati negativi di un atteggiamento, vezzeggiare in stile caricaturale un comportamento. Mentre nel primo caso la forma è la stessa mentre i contenuti sono contrappassati, nel secondo la forma è sì simile (l'imitatore appunto cerca di imitare), ma lo è anche il contenuto che viene però esaltato ed esagerato.

Di conseguenza il punto interrogativo che viene sollevato dal critico non ha senso alcuno: questa imitazione o parodia (come dice lui) esalta o distrugge? Ma chissenefrega, è esilarante e questo è sicuro. Il suo è un interrogativo che ha una risposta banalissima (di conseguenza anche l'interrogativo è banale) che sta tutta nel comunissimo motto del "bene o male purchè se ne parli".

Ma il malcapitato sono io che mi aspetto chissà cosa dal prof. Aldo Grasso, il quale nel suo cv accademico altro non sa che elencare la sua collezione di cariche, mentre alla voce attività scientifiche si limita ad uno scarno "Critico televisivo ed editorialista del Corriere della Sera. Ha ideato econdotto la fortunata serie radiofonica A video spento e ha diretto iprogrammi radiofonici della Rai nella breve stagione dei "Professori"(1993-4)".

Per poi finire con l'elenco delle publicazioni dove vengono inseriti anche quei libretti di cui egli ne scrive la prefazione o cura la pubblicazione, insomma fior di ricercone.

Questi, cari amici, sono i professori universitari di una delle più prestigiose università italiane (prestigiosa di nome) ed i creatori della nostra cultura scientifica, ovvero collezionisti di titoli e ammucchiatori di consenso.

I professori veri delle Università vere invece si dedicano alla ricerca e danno, ognuno nel suo campo, un contributo alla conoscenza del settore in cui sono specializzati, aggiungendo ognuno un mattoncino o un mattone o un muro intero, a seconda delle capacità, alla casa del sapere umano, invece di farsi belli in primo piano con le loro disquisizioni pseudoscientifiche.

Per esempio, se volete sapere qualcosa di più di critica televisiva, guardatevi Blob o invece nel caso in cui il linguaggio e la comunicazione in genere vi affascinano, leggetevi Chomsky o Lakoff oppure Popper.

Altro che Aldo Grasso.

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