Friday, December 24, 2004

Scusate il ritardo

Ammetto tutte le mie colpe: assenteismo, fancazzismo, negligenza, mancanza di voglia o di tempo… faccio il mea culpa!
Vorrei però recuperare un po’ di tempo perduto in questo blog e dire la mia riguardo al post di Gnegno dal titolo “Tutti al mare” (scrollate in basso e lo troverete). Mi dispiace riaprire un argomento ormai sopito quando ben altre disquisizioni sono in ballo, ma ci tenevo a dare la mia visione. E ora vengo al dunque.

Nel post a cui mi riferisco, Gnegno parla di una diatriba tra lui e Boriò su quale dovrebbe essere il motore trainante dell’economia meridionale: il primo suggerisce il turismo (in quanto risorsa primaria) mentre l’altro pensa che, grazie alla globalizzazione, qualsiasi settore (più o meno) potrebbe essere atto allo scopo.
Vediamo un po’… ammetto candidamente che un po’ di ragione ce l’hanno entrambi, ma che la verità non sta nel mezzo e non è una sola, perché i fattori che entrano in gioco sono veramente tanti (molti dei quali non sono neanche chiaramente visibili).
Il fatto che il turismo sia una risorsa primaria dell’economia del Mezzogiorno è incontestabile. Però ammetto pure che, col processo di globalizzazione in atto (sia politica che economica), molte barriere sono cadute e quindi molte nuove vie sono percorribili.
Dove stanno i problemi?

Parto dalla teoria di Gnegno: sono d’accordo che basare l’economia di una regione sulle risorse primarie disponibili consentirà sicuramente un ritorno maggiore (più soldi, insomma), ma non si può ignorare la “storia” della regione stessa. Mi spiego con un esempio.
Prima dell’apertura della tanto contestata raffineria API a Falconara, quella zona non poteva propriamente dirsi “vocata alla lavorazione del petrolio” (a messo che ci fosse stato un giacimento di cui non sapevo nulla). Dirò di più! Il territorio a disposizione la faceva quasi una terra predisposta al turismo. Ci pensate? Tutte spiagge e discoteche da Rimini a San Benedetto (con l’unica pausa del porto di Ancona)!!!
Al tempo però si pensò più redditizio aprire una raffineria e una caserma. Anche se adesso una è chiusa ed un'altra è contestata fino alla morte, non si può negare che queste due attività abbiano apportato benefici economici di molti tipi alla città di Falconara e frazioni limitrofe. Ora però, a torto o a ragione (non sto a dare giudizi di merito), si vuole fare una vigorosa marcia indietro. Ma secondo voi, è possibile spostare indietro l’orologio di 30 anni?!?!?!? Certo che no!!!!
Non si possono cancellare 30 anni di “storia” con un colpo di gomma e ricominciare da capo! Nella zona del falconarese hanno ormai preso il via delle profonde dinamiche economico-sociali legate all’API che non si possono smantellare in quattro e quattr’otto.
Per i curiosi, questa teoria è chiamata dai neo-istituzionalisti path dependece.
Tornando al Meridione: d’accordissimo con Gengno sul fatto di concentrarsi sul turismo, ma senza interrompere o modificare drasticamente (e quindi dolorosamente) le dinamiche già in atto.

Andando a vedere l’ipotesi di Boriò, posso pure concordare sul fatto che la globalizzazione offre in teoria a tutti molte opportunità che prima non si avevano. Ma non scordiamoci che: in teoria, non c’è differenza tra la teoria e la pratica… in pratica sì!
Tornando al modello di path dependence (passatemi il termine tecnico, non voglio fare il saputello, ma è per brevità), non possiamo pensare di iniziare un’attività industriale in grande stile in una zona che non è industrialmente “predisposta”! Lo so che molte cose si possono comprare o imparare, ma ci sono molti fattori intangibili che non si possono manco misurare!
Il primo che mi viene in mente è la cultura (economicamente parlando, ovvio): la tanto decantata “cultura imprenditoriale” è abbondantemente presente al nord Italia (per una serie di cause storico-sociali, probabilmente), mentre è un po’ carente al sud.
Per sviluppare attività economiche ad alto valore aggiunto (cosa che è l’industria, ma non il turismo, Gnegno) c’è bisogno di investimenti notevoli! E non solo per costruire capannoni, ma anche per gestirli e per istruire i vari livelli di dirigenza.

E non mi si venga a dire che si potrebbero aprire filiali di imprese straniere, perché sappiamo tutti che gli unici che ci guadagnano sono quelli della casa madre!

Cinesi a parte, ovviamente…..

Share/Bookmark

No comments:

Creative Commons License